11 Settembre 2025, di Barbara Weisz
Il Governo sta studiando una revisione degli incentivi per la transizione 4.0 e 5.0 da inserire nella Manovra economica del 2026. L’idea è quella di proporre una misura unica che ricomprenda le due precedenti, incentivando quindi sia la trasformazione digitale sia quella sostenibile.
In base alle dichiarazioni rilasciate dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine del Forum Teha di Cernobbio:
Per quanto riguarda gli incentivi di Transizione 5.0 e 4.0 noi pensiamo di realizzare uno strumento nuovo che possa essere finanziato con risorse nazionali e in maniera strutturale e continuativa così da facilitare poi l’utilizzo da parte delle imprese.
Questa ipotesi andrebbe incontro alle esigenze delle imprese, che hanno utilizzato raramente il credito d’imposta 5.0, mentre avevano particolarmente apprezzato i precedenti incentivi 4.0.
Flop degli incentivi 5.0
Il Piano Transizione 4.0 consente di sostituire il parco macchine con strumenti digitali ed è immediato comprenderne l’impatto sulla competitività, mentre il tax credit 5.0 per la transizione green comporta maggiori ostacoli burocratici e culturali. Al suo flop hanno contribuito la complessità delle regole, che richiedono una lunga serie di certificazioni, e l’esclusione di settori importanti, determinati dai paletti imposti dal PNRR.
Il Piano 5.0 è infatti inserito nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e quindi deve rispettare il principio del Do Not Significant Harm (DNSH) che impedisce l’accesso alle imprese ad alto impatto ambientale. Questa disposizione di fatto esclude dagli incentivi le aziende che devono investire nella decarbonizzazione (proprio perchè consumano molta energia) come la ceramica, la siderurgia, la chimica.
Incentivo unico per la transizione delle imprese
Ricondurre gli incentivi a un finanziamento nazionale consentirebbe quindi di superare questo ostacolo. Una modulazione delle risorse simile a quella originariamente sperimentata con Industria 4.0 potrebbe anche superare i limite della forte burocrazia che caratterizza l’accesso alle agevolazioni 5.0.
Non ci sono al momento grandi anticipazioni sul modo in cui è destinata a funzionare la nuova agevolazione unica. +Non è chiaro nemmeno se continuerà ad essere un credito d’imposta sull’acquisto dei macchinari e dei software o se invece si pensa a diverse forme di incentivazione.
Secondo fonti di stampa, l’esecutivo potrebbe calibrare la misura tenendo comunque conto della nuova priorità rappresentata dalla trasformazione green: quindi potrebbe essere un beneficio di base applicabile sull’acquisto di macchinari digitali e interconnessi (quindi 4.0) associato ad un incremento dell’incentivo per gli investimenti che producono anche un risparmio energetico o ambientale. Non si escludono misure di premialità a fronte di investimenti sulla twin transition, sia digitale sia sostenibile.
Bisogna anche capire se e come possano esserci misure a sostegno di investimenti in software all’avanguardia, come l’intelligenza artificiale.
Le richieste delle PMI
Certamente, una marcia indietro rispetto all’esclusione dagli incentivi 4.0 delle spese per i software è fra le richieste delle imprese. La manovra 2025 aveva introdotto questo paletto, prevedendo anche un limite alle risorse. Anche questo aspetto è stato criticato dal mondo imprenditoriale, che ne chiede il superamento.
Lo scorso luglio cinque associazioni di categoria delle PMI – CNA, Confartigianato, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti – hanno chiesto un più ampio plafond di spesa (in realtà, anche per questo 2025), e il ripristino dell’incentivo anche per l’acquisto di beni immateriali e dell’automaticità del credito d’imposta.